Entre chien et loup
Inter canem et lupum, Tra cane e lupo, Entre chien et loup, è una locuzione antica, che compare già nel…
una produzione Fondazione Entroterre e Fondazione Pietà de’ Turchini
Stefano Demicheli, clavicembalo
Maggiori informazioni
Programma
Arcangelo Corelli (1653-1713)
Concerto grosso n° 8 in sol minore fatto per la notte di Natale (1712)
trascrizione di Thomas Billington (sec. XVIII)
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Concerto n. 3 in re minore BWV 974 (dal concerto per oboe di Alessandro Marcello)
trascrizione di Johann Sebastian Bach
Georg Friedrich Haendel (1685 -1759)
Ouverture da Rinaldo (1731)
trascrizione di Georg Friedrich Haendel
Lascia ch’io pianga da Rinaldo
trascrizione di William Babell (1690-1723)
Antonio Vivaldi (1678 -1741)
Concerto sesto delle Stravaganze del sig. Vivaldi in re minore (daAnne Dawson’s Book, 1720)
trascrizione anonima del 18esimo secolo
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Adagio in sol maggiore BWV 968 per clavicembalo da Sonata n. 3 per violino solo BWV 1005
(trascrizione dell’autore)
Ciaccona dalla Partita n. 2 in re min. BWV 1004 per violino
trascrizione di Stefano Demicheli
Nel corso del diciannovesimo secolo ma ancora oggi, sono molto diffuse in un certo contesto a cavallo fra alta borghesia e nobiltà, le esibizioni private di celebri cantanti (le dive e i divi che regnavano nei teatri d’opera) nei salotti dei palazzi. Magari peri loro mecenati, che avevano così la possibilità di entrare in contatto con i propri beniamini in maniera più intima, e che ascoltavano le arie che maggiormente davano sfoggio al proprio virtuosismo. Per queste accademie, visto anche il contesto domestico in cui venivano realizzate, si ricorreva soltanto all’utilizzo del pianoforte, che faceva le veci della compagine orchestrale riassumendo alla tastiera la partitura. Lo strumento a tastiera, per completezza di estensione e larga possibilità polifonica, offriva questa possibilità e nascono così le figure dei maestri accompagnatorie la disciplina della lettura della partitura. Tutto ciò ha invero origini molto più antiche e infatti, anche nel corso del Settecento, questo ruolo era svolto dal clavicembalo. Nasce così tutto un repertorio, esclusivamente solistico, in cui alla tastiera oltre ad accompagnare i cantanti si eseguono in solitaria le più celebri arie d’opera (Lascia ch’io pianga di Händel) ma anche brani orchestrali molto famosi (il Concerto grosso per la Notte di Natale di Corelli, ad esempio). Capitava anche che i compositori si citassero e trascrivessero fra di loro: è questo il caso di Bach che in molti casi ha attinto a piene mani dall’estro creativo di vari compositori veneziani del Settecento, denunciando però sempre ciò che aveva deciso di prendere a prestito. Più spesso erano musicisti terzi che procedevano all’operazione e molto spesso realizzavano le trascrizioni a uso di amatori, che però a giudicare dall’abilità tecnica richiesta per eseguire questi brani dovevano essere dei veri e proprio virtuosi. In ultima istanza poi erano gli stessi compositori che elaboravano l’arrangiamento. È questo il caso del Rinaldo di Händel, brano tratto da una raccolta cospicua di ouverture orchestrali delle sue principali opere, ma anche dell’ultimo brano in programma, l’immaginaria suite Bachiana traslitterata dal violino. Il violino, lo strumento melodico considerato il più espressivo nell’epoca barocca in quanto era quello che tutti consideravano che più di ogni altro si avvicinasse alla voce umana, è stato oggetto dell’attenzione del maestro tedesco nella sua raccolta di sonate e partite. Qui ha voluto superarne i limiti tecnici, emulando con quattro corde soltanto, di cui solo due contigue possono essere suonate simultaneamente, la complessa polifonia a cui ci ha abituati con l’organo e il clavicembalo.Dopo aver vinto la scommessa ha poi svolto un’operazione al contrario, ritornando alla tastiera dal violino nell’arrangiamento di una selezione di alcuni suoi brani tratti da questa raccolta. Studiando attentamente la scrittura del sommo maestro di Eisenach e immaginando o sognando che una versione della celeberrima ciaccona fosse stata da egli pensata anche per la tastiera, ho composto la mia trascrizione di questa colonna portante della storia della musica. Se poi la mia fantasia abbia o meno fondamento storico nessuno potrà mai saperlo. Quello però che è certo è che la visione di questi grandi maestri del passato portava sempre ad un’apertura mentale a trecento sessanta gradi sul mondo, dove curiosità e libertà la facevano da padrone. È molto più filologico, a mio parere, non porsi affatto il problema di voler ricreare a tutti i costi un parco archeologico del passato (missione impossibile in ogni caso) bensì permeare la loro mentalità il più possibile e fare delle scelte che ci portino non a qualcosa che crediamo sia avvenuto, ma a qualcosa che crediamo che se i compositori fossero qui con noi oggi, potrebbero potenzialmente fare o apprezzare.
Stefano Demicheli
Nato a Torino nel 1975 è diplomato in organo e composizione organistica e in clavicembalo. Ha iniziato a studiare clavicembalo all’età di tredici anni sotto la guida di Ottavio Dantone, proseguendo poi presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano dove ha conseguito il diploma dì perfezionamento. Oltre a Ottavio Dantone l’incontro prima con Lars-Ulrik Mortensen e poi con Emilia Fadini è stato decisivo per la sua formazione. Ha collaborato come solista e continuista con numerosi ensemble con strumenti originali fra i quali Accademia Bizantina di Ravenna (Ottavio Dantone), Il Giardino Armonico di Milano (Giovanni Antonini), Freiburger Barockorchester, Concerto Köln, ensemble I Barocchisti di Lugano (Diego Fasolis), ensemble Zefiro di Mantova (Alfredo Bernardini) e tiene regolarmente recital come partener di strumentisti e cantanti. La sua attività concertistica lo porta a esibirsi regolarmente nelle sale da concerto e nei teatri più importanti di tutta Europa all’interno di festival prestigiosi (fra cui Teatro La Scala di Milano, Festival van Vlaanderen di Brugge, Fundacio La Caixa di Barcelona, Auditorio National di Madrid, Oude Muziek di Utrecht, Rheingau Musik Festival, lnternationale Musikfestwochen di Luzern, Musica e Poesia in San Maurizio di Milano, London Festival of Baroque Music). Nell’anno 2000 è stato solista presso il Teatro La Scala di Milano. Ha lavorato al fianco di rinomati solisti per concerti e opere e collaborato al fianco di importanti direttori (Riccardo Chailly, Claudio Abbado, Corrado Rovaris, Ottavio Dantone, Gottfried van der Goltz, Ivor Bolton, Giovanni Antonini, Paul Goodwin, Renè Jacobs) e molte orchestre. Ha registrato per molte case discografiche e per le principali emittenti radiofoniche e televisive europee. Dal luglio 2000 è fra i docenti del Corso Internazionale di Musica Antica di Urbino (clavicembalo, basso continuo e musica da camera). Per diversi anni è stato l’assistente al cembalo di René Jacobs in molte produzioni operistiche nei teatri più importanti d’Europa (fra cui Deutsche Staatsoper Unter den Linden a Berlino, Thèatre des Champs-Elysèes a Parigi, Thèatre Royal de La Monnaie a Bruxelles). Nel 2005 instaura un’intensa collaborazione personale per un progetto di commistione fra musica ed arte con Philippe Daverio, riscuotendo ovunque clamorosi successi di pubblico e comparendo per la televisione italiana più volte nel corso della trasmissione Passpartout (Rai Tre). È fondatore e direttore di Dolce & Tempesta, ensemble che riunisce alcuni fra i più esperti musicisti italiani specializzati nell’esecuzione della musica antica con strumenti originali. Con Dolce & Tempesta si esibisce in veste di direttore in tutta Europa e registra in esclusiva per l’etichetta belga Fuga Libera, riscuotendo sempre un grande successo di pubblico e critica. Dal 2010 è direttore stabile dell’orchestra barocca Academia 1750 di Barcelona (Spagna), in residenza presso il Festival de Músiques de Torroella de Montgrí.
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