Caricamento Eventi
  • Questo evento è passato.

Lamentationes Hieremiae

Ensemble De Labyrintho

Chiesa di Santa Caterina da Siena, Napoli
19.00 - 20.00
Gratuito

De labyrintho

Nadia Caristi, Laura Fabris, Arianna Miceli cantus

Elena Carzaniga, Maria Chiara Gallo altus

Fabio Furnari, Raffaele Giordani tenor

Massimo Altieri, Riccardo Pisani quintus

Guglielmo Buonsanti, Walter Testolin bassus

Dario Carpanese organo

 

Walter Testolin

direttore

Programma

Fabritio Dentice
Heu mihi Domine

Ascanio Mayone
Toccata Quarta

Fabritio Dentice
Lamentationes Hieremiae prophetae
Feria V in Coena Domini
Lectio Prima: Incipit Lamentatio Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Daleth. Viae Syon lugent
Lectio Tertia: Lamech. O vos omnes qui transitis per viam

Giovanni Maria Trabaci
Consonanze stravaganti

Fabritio Dentice
Feria VI in Parasceve
Lectio Prima: De lamentatione Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Phe. Aperuerunt super te os suum
Lectio Tertia: Ghimel. recordare pauperitatis

Giovanni Maria Trabaci
Toccata di durezze e ligature

Fabritio Dentice
Pro tertia die
Lectio Prima: De lamentatione Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Aleph. Complevit Dominus furorem suum
Lectio Tertia: Incipit oratio Hieremiae prophetae

Carlo Gesualdo
Peccantem me quotidie


Lamentationes Hieremiae

Ensemble De Labyrintho


Note di sala, a cura di Paola De Simone
Come a osservare in un sol tempo le pieghe diverse e la costruzione d’insieme nel laborioso ritaglio di un pregiato origamo, il tracciato in ascolto interseca e inquadra nomi, stili e legami parimenti portanti per quel fondamentale primato nella polifonia sacra e profana ancora in gran parte da restituire alla coltissima Napoli del tardo Rinascimento, ben oltre l’ombra dei più acclarati centri seicenteschi di Roma e Venezia. Figura “cardine”, qui non a caso giocata a mo’ di refrain, è quella di Fabrizio Dentice, nato a Napoli tra la metà degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta del Cinquecento da un’illustre famiglia di musicisti dalle nobili origini: compositore, cantante, violista e “raro sonatore di liuto” stando al giudizio di Vincenzo Galilei, uno dei primi teorici alle origini dell’opera e padre del più celebre Galileo. L’humus in cui il Dentice cresce è tra i più fertili: il padre Luigi (l’altro membro, di ramo familiare parallelo, è Scipione, compositore e cembalista, vicino al circolo di Carlo Gesualdo da Venosa) è egli stesso un teorico della musica, compositore, cantante e anch’egli liutista che trascina con sé il giovane “Fabritio” nel raffinato circolo culturale di Ferrante Sanseverino ultimo principe di Salerno, nel bel Palazzo partenopeo dalla peculiare facciata in bugnato a punta di diamante con tanto di note in codice, sul finire del Cinquecento confiscato per disaccordi con il viceré, venduto a Niccolò Grimaldi e rivenduto ai Padri della Compagnia di Gesù, restando ad oggi sede imponente della Chiesa del Gesù Nuovo. È infatti in quei luoghi che nel 1545 il nostro Dentice, sensibilizzato alla musica quanto alla letteratura e al teatro, avrebbe preso parte accanto al padre e nella parte di Pasquella alla rappresentazione de Gli ingannati. A seguire, avrebbe composto una gran quantità di mottetti, madrigali, salmi, fantasie e ricercari per liuto, pubblicati in varie città italiane tra il 1581 e la fine del secolo. Lasciata Napoli per Roma, dove si affianca ad Orlando di Lasso, avrebbe poi terminato i suoi giorni a Parma, al servizio dei Farnese, svolgendo un’intensa attività di virtuoso, compositore e insegnante. Il percorso ha inizio con un suo mottetto a cinque voci, Heu mihi Domine, tratto dal corrispettivo Responsorio dell’Officium defunctorum, con omissione del versus e dunque, probabilmente, concepito in mera formula devozionale estrapolata dal rito. Quindi, in tre diverse, tripartite stazioni, si ascoltano le Lectiones tratte dalle Lamentationes Hieremiae prophetae, indiscutibilmente fra i suoi esempi più alti di una scrittura sacra di suggestiva tempra drammatica, ora di astratta rarefazione, ora potente, fitta di invenzioni cromatiche, di azzardi tecnici e di singolari soluzioni armoniche. Pubblicate nell’anno 1593 a Milano dallo stampatore del Seminario di Milano Michele Tini e a ancora oggi pressoché sconosciute, le Lamentazioni del Dentice costituiscono di fatto una delle più belle elaborazioni polifoniche sul testo biblico attribuito al profeta Geremia in cui si narra la distruzione di Gerusalemme e la deportazione del popolo a Babilonia. Dalla prefazione all’edizione originale si apprende che le Lamentationes Hieremiae prophetae erano “state approvate dalla maggior parte dello ben’intendenti di Musica per affettuosissime, & atte ad indurre divozione così ne siamo da molti anni in qua ricercati con grandissima istanza […] Che però invigilando noi continuamente per il pubblico servitio habbiamo usato diligenza per averle; e siamo risoluti di stamparle; e dare questo gusto al mondo che tanto le desidera”. «Fin dal suo esordio “Incipit lamentatio Hieremiae prophetae” e dalle stranianti letture delle lettere ebraiche che caratterizzano questo testo biblico – sottolinea il direttore Walter Testolin – la musica di Dentice descrive con sapiente efficacia il vuoto della città abbandonata, quella città che era stata Signora delle genti e Principessa delle province e che ora rimaneva sola, svuotata e ridotta a pagare tributi. Sono piccoli accorgimenti melodici, su tutti un uso distillato ma costante della dissonanza, quelli che il compositore mette in opera per descrivere con efficacia lo smarrimento di chi vaga per le vie deserte della città. Screziature in apparenza minime, ma dagli effetti profondi, in grado di rendere instabile e caduca la struttura armonica, come fessure nelle quali trova albergo il seme di una mala pianta in grado di far crollare un muro. È evidente l’impegno di Dentice, presago dell’espressività gesualdiana e comunque fedele a un certo classicismo rinascimentale, a far sì che sia la struttura contrappuntistica a segnare il carattere delle Lamentazioni, affidando alle particolari tensioni armoniche, che quasi incessantemente scaturiscono dalla scrittura, il compito di determinarne il carattere». A inframmezzarne significativamente il tessuto, tre altri capisaldi della polifonia di marca partenopea. Si ascolta quindi una pagina strumentale (Toccata Quarta), in rappresentanza di una delle formule maggiormente in uso nei repertori della musica per tastiera del tempo e del luogo, a firma di Ascanio Mayone (è stato ipotizzato un suo legame di parentela con il liutista napoletano Luys Maymon, con relativa mutazione del cognome di origine spagnola in Mayone, Majone e Maione entro il contesto partenopeo), compositore, organista e arpista nato a Napoli intorno al 1570 e formatosi presso la Santissima Casa dell’Annunziata. Ritenuto già in epoca coeva fra i “compositori eccellenti della città di Napoli, che oggi vivono”, nonché tra i “sonatori eccellenti d’organo” e tra i “sonatori eccellenti dell’arpa a due ordini”, ricoprì l’incarico di secondo organista della Real Cappella accanto al primo organista Giovanni Maria Trabaci. Un fil doppio radicato nell’altissima, comune scuola del Maestro belga Jean de Macque, nel 1599 vertice del medesimo, prestigioso organico musicale palatino, e qui di rinvio assegnato a due esempi fondamentali dell’arte tastieristica del compositore proveniente dal materano: le Consonanze stravaganti e la Toccata di durezze e ligature. In chiusura il mottetto a cinque voci Peccantem me quotidie tratto dal I Libro delle Sacrae Cantiones (edite nel 1603 a Napoli da Giovanni Pietro Cappuccio) del principe Carlo Gesualdo da Venosa, al vertice delle più avanzate sperimentazioni armonico-polifoniche in superba e oseremmo dire espressionistica, per l’epoca, rifrazione semantica e formale.


De labyrintho
“De labyrintho riesce magnificamente a rendere la mole della struttura sonora con una trasparenza e un equilibrio che sono il frutto di una immedesimazione necessaria, i timbri perfettamente uniti disegnano con fluidità leggera e accurata armonie colorate e ricche di pathos. Una spiritualità sospesa e tesa. L’impegno interpretativo dell’ensemble si incarna in una eloquenza armoniosa che ricambia la perfetta coerenza delle partiture. Un altissimo piacere che deriva dalla minuta cesellatura dei particolari espressivi del testo e del suono.”
Nato nel 2001 dall’unione di alcuni dei più validi interpreti italiani del repertorio vocale rinascimentale, sotto la direzione di Walter Testolin, De labyrintho si è affermato negli anni come uno dei più significativi ensemble vocali a cappella della scena musicale. Determinante nelle scelte interpretative di De labyrintho è il percepire la Musica come risultato quintessenziale di suono, parola, pensiero e simbolo. La particolare ricerca espressiva e il rapporto col testo cantato, hanno più volte fatto rilevare dalla critica  “l’intensità, l’ispirazione e la toccante partecipazione” che caratterizzano le esecuzioni dal vivo del gruppo.  Invitato dalla Roosevelt Academy dell’Università di Utrecht a tenere il concerto di chiusura del Festival Symposium Josquin & the Sublime a Middelsburg, De labyrintho è stato definito “la compagine oggi più esperta al mondo nel cavare dalle note di Josquin Desprez quella musica così sublime, struggente, intimamente umanista, che lo fece paragonare a Michelangelo e Raffaello”. Unanime consenso ha ricevuto l’attività discografica del gruppo (quattro dischi premiati come Disco del Mese dalla rivista Amadeus, dischi del mese su riviste inglesi, tedesche, portoghesi, spagnole e statunitensi) e tra essi spiccano il Premio Amadeus 2008 per il miglior disco dell’anno per la registrazione delle Prophetiæ Sibyllarum di Orlando di Lasso, la segnalazione ai prestigiosi Klaraprijzen della radio di stato belga nel 2007 e il Gramophone Critic’s Choice nel 2004.  De labyrintho è stato inoltre incluso, unico gruppo vocale, nel disco che raccoglie il meglio di sessanta edizioni di Musica e Poesia a San Maurizio, il più prestigioso festival italiano di Musica Antica, a fianco di musicisti come Gustav Leonhardt, Frans Brüggen e Jordi Savall.


Walter Testolin
Cantante e direttore dedica gran parte del suo impegno musicale alla conoscenza e diffusione del repertorio vocale polifonico del Rinascimento, del quale è considerato uno dei più attenti e significativi esecutori, incidendo per importanti etichette discografiche tra le quali Sony Music, Archiv – Deutsche Grammophon, Alpha, Arcana, Pan Classics, Harmonia Mundi, Stradivarius. Nel 2001 ha fondato De labyrintho, che sotto la sua direzione si è affermato come uno dei gruppi vocali di riferimento nell’esecuzione del repertorio del XV e XVI secolo, svolgendo la propria attività presso i principali festival europei e le cui registrazioni discografiche hanno ricevuto consensi quali il Gramophone Critic’s Choice e il Premio Amadeus per il miglior disco dell’anno. Dal 2011 dirige il giovane ensemble vocale e strumentale RossoPorpora col quale sta sviluppando un profondo percorso di studio del repertorio madrigalistico italiano, che ha portato il gruppo ad esibirsi, tra gli altri, in festival prestigiosi quali Laus Polyphoniæ di Anversa e Oude Muziek di Utrecht. Ha cantato con molti con molti dei principali direttori della scena musicale rinascimentale e barocca europea e collabora in concerti e registrazioni discografiche con l’orchestra belga La Petite Bande diretta da Sigiswald Kuijken e da oltre vent’anni con il Coro della Radio Svizzera Italiana. Al Salzburg Festspiele del 2015 ha cantato nell’Iphigenie en Tauride di Gluck, con la direzione di Diego Fasolis, la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier e con Cecilia Bartoli nel ruolo della protagonista. Attivo anche nel repertorio contemporaneo, ha cantato e diretto opere di alcuni tra i principali compositori della scena musicale odierna e ha recentemente partecipato alle messe in scena delle opere “Cuore di Cane” di A. Raskatov e “Die Soldaten” di B. A. Zimmermann presso il Teatro alla Scala di Milano. Tiene corsi, conferenze e masterclass presso prestigiose istituzioni italiane ed estere. È autore di uno studio, reso pubblico durante il Symposium Josquin & the Sublime organizzato dall’Università di Utrecht (NL) e la cui versione definitiva è stata pubblicata dalla Rivista Italiana di Musicologia, che propone il grande compositore rinascimentale Josquin Desprez come soggetto del “Ritratto di Musico” di Leonardo da Vinci conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Suoi articoli sono stati pubblicati dagli editori italiani Olschki, De Agostini, Paragon e dal belga Brepols. Convinto divulgatore musicale, è stato protagonista con De labyrintho della trasmissione di Rai 5 Come un’alma rapita dedicata alla figura di Carlo Gesualdo da Venosa e ha curato inoltre la ricostruzione e la registrazione delle musiche contenute nei quadri di Caravaggio per la monografia Dentro Caravaggio di Tomaso Montanari con la regia di Luca Criscenti, trasmessa da Rai 5. Ha scritto per l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani la parte dedicata al Madrigale all’interno del grande progetto editoriale Il contributo italiano alla storia del Pensiero pubblicata a inizio 2018. Dal 2011 dirige l’ensemble RossoPorpora con il quale ha intrapreso un profondo percorso di studio, esecuzione e valorizzazione del madrigale italiano. È fondatore e direttore dal febbraio 2019 del Bach Collegium Roma.

Hai bisogno di informazioni?

Contattaci

Reggio Emilia

Padova

Iscriviti alla Newsletter