OPENING Re. Crea. Residenza Creativa
Cos’è Re. Crea. Re. Crea. è l’acronimo che riassume il progetto ideato e realizzato dalla Fondazione Pietà de’ Turchini: una…
Presentazione italiana della nuova produzione discografica di Armoniosa, prodotta dalla nuova etichetta discografica indipendente RedDress: Antonio Vivaldi, L’Estro Armonico op. 3
Ensemble Armoniosa
Francesco Cerrato, violino
Stefano Cerrato, violoncello a 5 corde
Marco Demaria, violoncello di continuo
Michele Barchi, clavicembalo
Daniele Ferretti, organo
Programma
Antonio Vivaldi
Concerto n° 2 in MI minore RV 578 da “L’Estro Armonico” op. 3
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: organo e violoncello.
Adagio e spiccato | Allegro | Larghetto | Allegro
Sonata n° 12 in RE minore “La Follia” op. 1
per violino, violoncello e continuo
Tema con variazioni
Concerto n° 12 in DO maggiore RV 265
da “L’Estro Armonico” op. 3
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: clavicembalo.
Allegro | Largo | Allegro
Concerto n° 8 in LA minore RV 522 da “L’Estro Armonico” op. 3
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: clavicembalo e organo.
Allegro | Larghetto e spiritoso | Allegro
Concerto n° 1 in SI b maggiore RV 383a da “La Stravaganza” op. 4
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: organo e violino.
Allegro | Largo e cantabile | Allegro
Concerto n° 11 in RE minore RV 565 da “L’Estro Armonico” op. 3
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: clavicembalo.
Allegro | Adagio e spiccato – Allegro | Largo e spiccato | Allegro
Concerto n° 5 in SOL maggiore RV 519
da “L’Estro Armonico” op. 3
Trascrizione di Michele Barchi.
Strumento solista: organo.
Allegro | Largo | Allegro
Armoniosa presenta una nuova e originale versione dei 12 Concerti di Antonio Vivaldi che compongono la raccolta dell’”Estro Armonico” op. 3. Michele Barchi, a partire dalle trascrizioni storiche per tastiere (clavicembalo o organo) di questi capolavori effettuate da grandi autori coevi del Maestro
veneziano, tra cui Johann Sebastian Bach, ha avuto l’intuizione di portare a
termine sullo stesso stile la trascrizione per tastiere dell’intera raccolta dell’Estro Armonico, utilizzando l’ensemble di Armoniosa (un violino, un violoncello piccolo a 5 corde, un violoncello, un organo e un clavicembalo) per accompagnare la tastiera solista con il “Tutti” orchestrale previsto da Vivaldi. Il lavoro di ricerca e trascrizione a partire dalle partiture originali è stato lungo e molto complesso, per riuscire a rendere al meglio con un gruppo “da camera” tutta la potenza sonora “orchestrale” prevista da Vivaldi per questo capolavoro della Storia della Musica.
Dunque Armoniosa presenta l’Estro Armonico op. 3 di Antonio Vivaldi trascritto per tastiere soliste accompagnate da un piccolo ensemble da camera. Un prezioso lavoro di trascrizione secondo una prassi del tutto consolidata in epoche storiche, come dimostrano appunto le basi da cui si è partiti per questo meraviglioso percorso di studio filologico guidato da Johann Sebastian Bach.
Note di sala a cura di Paola De Simone
Suona come una sintesi e nuova sfida fra le antinomìe barocche dell’armonia e dell’invenzione l’alto cimento dagli archi alle tastiere che ancora una volta oggi sorprende, in ulteriore esperimento con altri effetti ed equilibri sonori, trasponendo e risolvendo la vivaldiana dialettica tra la ragione delle regole e l’estro o stravaganza dell’imprevedibile, entro la formula concertante e vincente a uno o più solisti, secondo i mirabili esempi per Klavier offerti a suo tempo da Bach.
È quanto messo a segno dall’originale progetto del clavicembalista Michele Barchi che, con l’Ensemble Armoniosa e sul medesimo spunto delle trascrizioni storiche di alcune delle più note pagine di Antonio Vivaldi (Venezia, 1678 – Vienna, 1741) destinate da grandi autori coevi alle tastiere del clavicembalo o dell’organo, ha intrapreso un analogo percorso di riformulazione strumentale e stilistica per rileggere in diversa combinazione la raccolta op. 3, ossia l’Estro Armonico, al pari di altri capolavori vivaldiani quali la successiva silloge La Stravaganza (op. 4) e la Sonata sulla Follia op. 1 n. 12, affidandone il parimenti rimodulato “Tutti” a un concentrato ensemble da camera (un violino, un violoncello piccolo a 5 corde, un violoncello di continuo, un organo o un clavicembalo) da porre al fianco e a sostegno della tastiera solista prescelta.
Alla base, un complesso lavoro di ricerca e trascrizione per restituire, nel modo più efficace possibile, la stessa forza sonora “orchestrale” prevista da Vivaldi per i suoi oltre quattrocento esempi lasciati quale modello di riferimento assoluto per una forma del Concerto tripartito nata a specchio del primo Settecento veneziano – impiego dello standard con ritornello per i movimenti in tempo veloce e quadri statici con maggiore spazio per i passi virtuosistici del solista nei tempi lenti, alternanza di quattro o cinque episodi per il Tutti e di tre o quattro per il Solo – in virtù di un’originalissima inventiva del linguaggio strumentale maturata proprio nel punto creativo di volta fra l’Estro e la Stravaganza. Un linguaggio alle cui radici c’è infatti da cogliere l’arte e l’intero mondo di un versatile talento che visse a 360 gradi il proprio tempo: sacerdote a venticinque anni (ribattezzato il “prete rosso” per la vivace tinta dei capelli), autoesentatosi dal celebrar Messa per asma bronchiale, impresario del S. Angelo nella sua Venezia, factotum teatrale che compone e dirige, sceglie cantanti e ballerini, controlla la fattura e la stampa dei libretti per musica, decide scene e costumi, fino a procacciare egli stesso i sostegni finanziari necessari per gli spettacoli. Un talento talmente al centro della vita e delle scene musicali di quegli anni, da esser non a caso finito con anagramma e relativa caricatura nel mirino disegnato in frontespizio del parodistico Teatro alla Moda dell’arguto concittadino Benedetto Marcello. Si direbbe, a questo punto, che proprio alla singolare contaminatio fra la sua abilità strumentale ed una specialissima sensibilità teatrale vada ricollegata la “gestuale” tornitura tecnico-espressiva in grado di solleticare, nella doppia retorica di effetti ed affetti, esiti musicali riconosciuti ben oltre il vertice descrittivo toccato dai Concerti delle Quattro Stagioni, poste in apertura dei Dodici del Cimento dell’Armonia e dell’Inventione op. 8 o, ancora, nel Gardellino e nella Tempesta di mare rispettivamente n. 3 e n. 1 dell’op. 10. Intanto, mentre a scolpire la fama europea del compositore trentatreenne sarebbe stata nell’anno 1711 la sua prima raccolta a stampa edita dal francese Estienne Roger attivo ad Amsterdam, con i Dodici Concerti op. 3 per vario organico (a uno, a due e a quattro violini, in tre gruppi da quattro per ciascuna specie ma diversa tipologia di accompagnamento) sul cui frontespizio si presentava come “Musico di violino e maestro de’ concerti del Pio Ospedale della Pietà di Venezia”, per il superamento del modello romano del Concerto grosso alla Corelli e Valentini, con sezione dei violini suddivisa in quattro parti, era necessario attendere l’evoluzione “ideale” degli altrettanti Dodici Concerti dell’imminente op. 4, alle fonti del fortunatissimo stampo per violino solista. Ad ogni buon conto, da quella immediata popolarità sancita dall’Estro Armonico, sarebbero sgorgate le geniali trascrizioni di Johann Sebastian Bach che appunto a seguire, fra il 1713 e il 1714, rielaborano ben 6 Concerti dall’op. 3 trasformando il n. 3, il n. 9 e il n. 12 per violino nei parimenti mirabili Concerti per clavicembalo BWV 978, BWV 972 e BWV 976. Quindi, il n. 8 per 2 violini e il n. 11 per 2 violini e violoncello diventano i Concerti per organo BWV 593 e BWV 596 mentre, il n. 10 per 4 violini, dà origine a quel capolavoro assoluto che è il Concerto per 4 clavicembali e orchestra BWV 1065 magistralmente reso dalla serrata rilettura di Barchi e Armoniosa.
Di qui uno spettro di metamorfosi in programma che lascia appunto ampio spazio agli estratti dall’Estro Armonico vivaldiano op. 3, alternandone la responsabilità solistica ora all’organo, ora al cembalo, o a entrambi: il Concerto n. 3 in Sol maggiore RV 310 per violino e orchestra nei tre movimenti Allegro-Largo-Allegro, come da sequenza canonica definita da Torelli e Albinoni, rimbalza in Bach sul clavicembalo ma nella tonalità di Fa maggiore quindi, in Barchi, lo strumento solista diviene l’organo conservando, significativamente, la scelta armonica d’origine. Il n. 12 in Mi maggiore RV 265, parimenti per violino con orchestra e nei tempi Allegro-Largo e spiccato-Allegro dalla viva plasticità tematica quanto di acuta cantabilità nel movimento centrale, accomuna Bach e Barchi nella scelta sia dello strumento da tasto a corde pizzicate che nel Do maggiore. Al gruppo per due violini appartengono invece, a seguire, i numeri 8, 11 (con violoncello) e 5: il primo, RV 522 in La minore e da Bach trascritto per il solo per organo, nella nuova versione in ascolto lascia intatto il dualismo, affidandone il gioco di ritmi e melodie variate alle rispettive voci dell’organo e del cembalo; il secondo, RV 565 e in Re minore per tutti, in Bach per organo ma in Barchi per cembalo, presenta stile da Concerto grosso con interessanti innesti solistici e una ben più ampia articolazione interna (Allegro-Adagio spiccato, Allegro-Largo e spiccato-Allegro) caratterizzata da fitti richiami imitativi, da un superbo baricentro fugato e da una vera e propria gara finale fra i solisti e gli strumenti in campo; quindi il terzo, RV 519 (Allegro-Largo-Allegro) in La maggiore, qui per organo e in Sol, dall’incisiva introduzione del Tutti e dalla piena valorizzazione delle risorse sia virtuose che cantabili degli archetti protagonisti.
Poi, il caso a sé della Sonata in Re minore op. 1 n. 12 “La Follia”, RV 63, scritta per due violini con basso continuo e, nell’occasione, eseguita per violino, violoncello e continuo. È la bellissima opera che, con le sue venti variazioni sull’antico tema di danza di origine iberica, chiude il florilegio delle “Suonate da camera a tre, due violini o violone o cembalo” dedicate nel 1705 al conte di origine bresciana Annibale Gambara: uno straordinario lavoro di cesello che, con rara sensualità strumentale e coreutica, disegna al passo di sarabanda e intorno alla “folia”, una miriade di suggestioni imitative, timbriche, drammatiche e finanche narrative.
Infine, in rappresentanza della fondamentale raccolta di Dodici Concerti intitolata La Stravaganza, ascrivibile agli anni 1712-1713 e apparsa entro il 1715 con dedica al blasonato, ex allievo Vettor Delfino (Dolfin, secondo la forma veneziana), la scrittura per due violini del Concerto d’apertura in Si bemolle maggiore RV 383 nei tempi Allegro-Largo e Cantabile-Allegro, si traduce in un particolarissimo dialogo condiviso fra organo e violino. Unico il fil rouge che, più o meno evidente all’interno dell’intera silloge, innesta qua e là stravaganze, ossia deviazioni, fra modulazioni inattese e invenzioni intervallari in parte presagendo lo stile concertante delle sue future Stagioni, in parte volgendo lo sguardo alla toccante Venezia di Albinoni.
Armoniosa nasce nel 2012 dall’esperienza artistica iniziata in seno alle attività culturali dell’Istituto Diocesano Liturgico-Musicale della Diocesi di Asti, per iniziativa dell’équipe artistica formata da Francesco e Stefano Cerrato, Marco Demaria e Daniele Ferretti. Armoniosa ha potuto coinvolgere in maniera regolare e continuativa nelle proprie attività il grande cembalista ed esperto del basso continuo Michele Barchi, che oggi fa parte stabilmente della équipe artistica del gruppo. L’ensemble si pone l’obiettivo forte di essere realtà di eccellenza in ambito internazionale, e adotta un metodo di studio e di lavoro rigoroso dal punto di vista stilistico e interpretativo. Ha avuto incontri eccellenti con artisti di fama mondiale, quali Reinhard Goebel e Trevor Pinnock, che sono un prezioso “bagaglio” per la crescita artistica dell’Ensemble. È regolarmente invitata dai più importanti Festival in Europa, e ha suonato concerti per la Mainzer Musik Sommer di Mainz (Germania, 2016), la Baltic Philharmonia Season di Gdansk (Polonia, 2016), l’Alte Musik live Festival di Berlino (Germania, 2017), le Thüringer Bachwochen di Eisenach (Germania, 2017), le Innsbrucker Festwochen der Alte Musik di Innsbruck (Austria, 2017), il Casa dei Mezzo Festival a Makrigyalos (Grecia, 2017). Nel 2018 si esibirà in Danimarca, Grecia, Italia e Austria. Ha un’intensa attività discografica, iniziata nel 2015, quando è stata invitata a far parte del prestigioso catalogo della casa discografica tedesca MDG, con cui ha pubblicato “La Stravaganza” op. 4 di Antonio Vivaldi e le “Triosonate per violino, violoncello e basso continuo” di Giovanni Benedetto Platti (2016). Una nuova esperienza discografica è maturata nel 2017, con l’etichetta londinese Rubicon Classics, che ha prodotto le “Sonate per violoncello e continuo” op. 3 del violoncellista astigiano Carlo Graziani. La più importante stampa internazionale ha premiato queste incisioni con ottime recensioni. A partire dal 2015 Armoniosa è rappresentata da E&S International (Londra) e UHMM (Berlino).
Reggio Emilia
Padova